Film sottotitolati a casa e al cinema no: il paradosso dell’accessibilità filmica
10 LUGLIO 2020 | di Antonio Giuseppe Malafarina
Una giornata particolare è il titolo di un film di Ettore Scola, un classico della cinematografia italiana con Loren e Mastroianni. La storia è una metafora perfetta di quanto accade con l’accessibilità filmica in Italia, ottenuta per le persone con disabilità sensoriali per questo film da +Cultura Accessibile. Guardo spesso film on demand usando i sottotitoli per comodità e non sapevo che dietro all’accessibilità delle pellicole si nascondesse la solita sgradevole contraddizione tutta italiana.
Ricorrendo frequentemente ai sottotitoli nelle mie trionfali serate alla televisione pensavo che fossero inclusi nel film, invece documentandomi scopro che sono fatti a posteriori, che c’è una legge che dovrebbe renderli solidali e che non funziona. Così in televisione i film si vedono sottotitolati e al cinema no. Per orientarmi nel paradosso faccio qualche domanda a Daniela Trunfio, laureata in storia del teatro e da sempre impegnata in ambito di organizzazione culturale, tanto da essere fra i fondatori dell’associazione che si occupa di promuovere e realizzare modelli culturali esclusivi +Cultura accessibile onlus, di cui è presidente.

Daniela, trovo sottotitolazioni molto ben fatte nei film a pagamento che vedo, il cinema sta diventando sempre più accessibile?
«Per la fruizione del cinema sulle piattaforme la sottotitolazione è consueta per le produzioni straniere perché rientra nei contenuti extra e siccome le piattaforme si rivolgono a un pubblico internazionale inseriscono la sottotitolazione in italiano. La Rai stessa con il nuovo contratto ha aumentato le ore di programmazione accessibile. Resta comunque un’accessibilità ex post e non integrata nella lavorazione del film».

Mi stai dicendo che sottotitolazioni e audio descrizioni non sono fatte all’origine?
«Se parliamo delle produzioni italiane (grazie anche al nostro intervento) la resa accessibile è stata inserita nella legge Franceschini. La legge vincola l’assegnazione dei contributi alla realizzazione della resa accessibile. Ma questo non basta».

Quindi con questa legge abbiamo risolto tutto?
«Purtroppo no perché anche in questo caso la resa accessibile molte volte non è integrata nella lavorazione. Per questo la resa accessibile viene depositata e viene registrata come realizzata, ma troppe volte ancora non entra nel circuito delle sale. Manca quindi la messa sistema del modello che noi abbiamo elaborato con la filiera cinematografica».

Perché avete realizzato una proiezione accessibile di Una giornata particolare?
«Perché siamo nati alcuni anni fa con l’obbiettivo di promuovere modelli culturali inclusivi. Perché realizziamo da 5 anni il corso di formazione per il cinema accessibile. Una giornata particolare fa parte di un accordo con la Cineteca nazionale che lega restauro, digitalizzazione e resa accessibile. Noi ci siamo presi in carico quest’ultimo anello mancante. Il film reso accessibile dagli iscritti al corso doveva essere proiettato in sala ma causa Covid non è stato possibile».

L’avete messo on-line per un giorno e com’è andata?
«Siamo molto soddisfatti per almeno due motivi: l’adesione raccolta delle maggiori associazioni di riferimento nazionali e territoriali, il riscontro degli accessi ma soprattutto per i tanti messaggi di gratitudine e incoraggiamento che abbiamo ricevuto. E poi siamo grati a Silvia Scola, figlia del regista, per il prezioso contributo che ci ha regalato. Lo streaming potrebbe essere una strada parallela alla fruizione accessibile live».

Qual è il prossimo obiettivo?
«Stiamo aprendo un tavolo con il ministro Franceschini per individuare gli strumenti più efficaci e la via più rapida per giungere finalmente all’inclusione culturale non solo nel cinema ma in ogni comparto della cultura».
A questo punto mi pare di capire che il paradosso dell’accessibilità filmica stia tutto nella burocrazia e che il ministro sia disponibile al dialogo per mettere in pratica quanto in teoria è ben chiaro. Il mistero sembra dipanato, e io voglio sperare non sia uno di quei film in cui dopo al colpo di scena finale ne segue un ultimissimo tragico di chiusura.

Fonte: https://invisibili.corriere.it/2020/07/10/film-sottotitolati-a-casa-e-al-cinema-no-il-paradosso-dellaccessibilita-filmica/

Leave a comment